Una cosa è certa: la cultura asiatica in generale e quella giapponese in particolare ricoprono
una parte sempre più importante nell’interesse del pubblico italiano, a tutti i livelli: alimentare,
d’intrattenimento, intellettuale.
Proprio per questo presento oggi un libro su uno degli aspetti più interessanti e diffusi della
cultura giapponese, ma ancora poco compresi: il sake.
Ne parliamomo con l’autore, Guido M. Poggia.
L’argomento del libro è il sake: puoi spiegarlo in due parole?
Il sake è una bevanda alcolica; si tratta di un fermentato da cereale, in particolare dal riso. Un po’ come la birra, se vogliamo fare un paragone approsimativo. Non è un distillato, come molti invece credono.
Un libro sul Sake: cosa ti ha spinto a scriverlo?
Sono sempre stato appassionato di Giappone, sin da bambino. Negli anni spesso le passioni si evolvono. Mi sono interessato seriamente al sake durante un viaggio in Giappone, e mi sono reso conto che non avesse nulla a che fare con quello che ti servono al ristorante “giapponese” in Italia. Allora ho cercato di diffonderne un po’ la cultura qui da noi, con un’associazione (Associazione Italiana Sake), degustazioni guidate e poi, visto l’interesse, sono approdato alla scrittura.
A chi è dedicato questo libro?
Al lettore. Quando l’ho scritto pensavo più al come che al chi: volevo qualcosa di interessante, chiaro e di facile consultazione.
Avevi già scritto prima?
Scrivo normalmente articoli su vino e dintorni, spesso un po’ tecnici: parte delle mie attività sono in quel settore. È la prima volta però che scrivo un libro come questo.
Quindi anche questo è un testo “tecnico”?
No. Divulgativo. Certo, c’è ovviamente una parte importante che riguarda la produzione, ma ho cercato di strutturarlo in modo che il lettore possa decidere in autonomia quanto approfondire: può farsi un’idea generale o scendere più nel dettaglio. È comunque un testo divulgativo, non un manuale.
Hai detto che “una parte importante” è dedicata alla produzione: le altre?
C’è una parte introduttiva che riguarda la storia e la cultura del sake. Poi la parte centrale è appunto sull’aspetto più pratico: produzione, degustazione, regionalità. L’ultima parte è legata al servizio, alle ceramiche che si usano per bere… insomma unisce l’aspetto pratico a quello culturale. Poi in realtà ci sarebbe un’altra parte, che ho relegato in appendice ma di cui sono molto soddisfatto: un piccolo glossario dei termini tecnici non solo in ordine alfabetico, ma anche per tratti.
Per tratti?
Sì. I kanji giapponesi non si leggono come si scrivono. Ogni segno ha una pronuncia, ma non la puoi ricavare a colpo d’occhio. Allora… Per cercare il significato di un kanji di cui non si sa la lettura, come si fa? Si contano i tratti e lo si va a cercare su un dizionario apposta. Adesso immagina di prendere in mano una bottiglia di sake. Vedi un sacco di simboli. Cosa vogliono dire? Come fai a trovarli se non sai neppure come si leggono? Con un glossario per tratti, puoi.
A chi consiglieresti il tuo libro?
Penso dovrei dire: a tutti! Seriamente, lo consiglio a chiunque voglia avvicinarsi al mondo del sake, per capirlo in modo facile e veloce. Ma anche a chi conosce già un po’ questa bevanda e vuole approfondirne gli aspetti meno noti.