Per chi già gioca a scacchi, una delle attrattive dello shogi è la somiglianza tra i due giochi. In questo articolo approfondire il tema.


Non solo l’obiettivo finale è lo stesso (lo scaccomatto), ma ci sono pezzi che si muovono nello stesso modo (re, torre e alfiere / 玉 飛 角), mentre altri hanno movimenti simili, seppure più limitati (i generali 金 e 銀 si muovono, rispettivamente, su 6 e 5 case, rispetto alle 8 del re; il 桂 ha solo 2 possibilità di movimento, rispetto alle 8 del cavallo; la 香, rispetto alla torre, si muove solo in avanti).

I due giochi condividono anche diversi temi tattici (inchiodatura, attacco doppio, scacco di scoperta, ecc.).

La possibilità nello shogi di utilizzare i pezzi catturati all’avversario, “paracadutandoli” sullo shogiban, e il modo di catturare dei pedoni sono le maggiori differenze rispetto agli scacchi.

Partendo da questa base simile, lo shogi ha sviluppato una propria autonoma ricchezza strategica. A parte alcuni principi generali, infatti, i temi strategici sono molto diversi da un gioco all’altro.

Nello shogi, ad esempio, non esistono posizioni bloccate, perché i 歩 muovono e catturano in avanti.

Un aspetto del gioco che può creare confusione nello scacchista, aspirante giocatore di shogi, sono i cambi.

A scacchi si trova spesso citato, nei commenti alle partite, il principio, attribuito a Tarrasch, secondo il quale non è importante quali pezzi vengono cambiati, ma quali pezzi rimangono sulla scacchiera.

Forse il più famoso esempio sul tema è la mossa giocata da Bobby Fischer nella settima partita della finale del Torneo dei Candidati del 1971 contro Tigran Petrosian.


In questa posizione Fischer giocò 22.Cxd7+, cambiando il proprio cavallo, in posizione attiva, per il passivo alfiere del nero. La meno sofisticata 22.a4 Ac6 23.Tc1 Cda7 24.Cxd7+ Axd7 avrebbe concesso al nero possibilità di difesa. Dopo la mossa giocata in partita, invece, il seguito 22…Txd7 23.Tc1 Td6 24. Tc7 lascia il nero in posizione disperatamente passiva, legato com’è alla difesa del pedone d5 debole.

Tale principio è assolutamente inapplicabile allo shogi, in cui i pezzi in mano ai giocatori valgono quanto quelli sullo shogiban, a volte di più, potendo essere immediatamente impiegati in qualunque zona del tavoliere.

Capita spesso, inoltre, che un giocatore abbia bisogno di un determinato pezzo per attaccare o difendersi. In tali situazioni, bisogna evitare a ogni costo di cedere, tramite un cambio o un sacrifico, proprio il pezzo che servirebbe al nostro avversario.

A titolo di esempio si consideri la prossima posizione, tratta dal libro で覚える 将棋 ・終 盤の手筋 436 (Imparare lo shogi – 436 tesuji del finale). Mossa al nero: qual è la mossa migliore?


La soluzione del problema è 1. ☗ 金*71, mossa che, sfruttando l’inchiodatura dell’銀82, minaccia 金x81 matto. Il bianco non ha difese (a 2. ☖ 金x71 segue 3. ☗ 桂 *83 matto affogato, un tema ben noto agli scacchisti) e non ha neppure forze sufficienti a mattare il 玉 nero. Bisogna fare attenzione, però, all’ordine delle mosse. Infatti, se il nero gioca 1. ☗ 桂*83 2. ☖ 金x83 3. ☗ 金*71, che sembra ugualmente minacciare in modo imparabile 4. ☗ 金x81, il bianco replica con 4. ☖ 銀*39 5. ☗ 玉-18 6. ☖ 桂*26 matto!

Come si vede, il 桂 era proprio il pezzo che il bianco stava aspettando.

I cambi a shogi vanno, quindi, attentamente soppesati.

Vediamo, adesso, un’altra differenza tra scacchi e shogi.

A scacchi spesso il cambio dei pezzi attaccanti e, in particolar modo, della donna (il pezzo più potente) è vantaggioso per chi si difende, alleggerendo la pressione avversaria, soprattutto in caso di attacco contro il re. Anche se non può essere applicata indiscriminatamente (in certi casi, ad esempio, è l’attaccante che cambia un pezzo chiave della difesa, o liquida in un finale vincente), si tratta di una tecnica di difesa usata frequentemente.

A shogi vale il principio opposto: di regola il cambio favorisce la parte che attacca.

Per capire perché i due giochi divergano, si considerino la prossime posizioni, la prima utilizzata dal Emanuel Lasker nel suo Manual of Chess come esempio del vantaggio dell’attacco contro un Re non protetto.


Nonostante la superiorità materiale, il nero non ha pezzi che possano coprire gli scacchi del bianco.

Il matto arriva dopo 1. Dh6+ Rg8 2. Dg6+ Rh8 3. Th3#

Esposto all’azione dei prezzi avversari, senza possibilità di rifugiarsi dietro forze amiche, il Re non ha salvezza.

Guardiamo, adesso, un’altra posizione.


Entrambi i Re non hanno protezione, ma visto che non ci sono altri pezzi sulla scacchiera, la posizione, da regolamento, è patta per insufficienza di materiale.
A Shogi, a patto di avere un sufficiente numero di pezzi in mano, le due posizioni precedenti sono uguali, nel senso che anche su uno shogiban vuoto il 玉 può essere vittima di un attacco da matto, come avviene nel prossimo esempio.


Si tratta di un problema di matto (tsume) in 13 mosse. Anche se non ci sono pezzi neri in gioco, il 玉 bianco non ha difesa contro gli attacchi dei pezzi in mano.

Questa è la soluzione: 1. ☗ 飛*31 2. ☖ 歩*21 3. ☗ 飛*13 4. ☖ 金*12 5. ☗ 銀*22 6. ☖ 玉x22 7. ☗ 飛-33+ 8. ☖ 玉-11 9. ☗ 飛x12+ 10. ☖ 玉x12 11. ☗ 金*13 12. ☖ 玉-11 13. ☗ 金*12.

A questo punto, si comprende perché, se a scacchi la “liquidazione”, ossia un cambio generalizzato di pezzi, è una tecnica usata spesso in difesa, a shogi capita più spesso che sia l’attaccante a cambiare tutti i pezzi avversari posti a difesa del 玉, per poi dare matto al 玉 ormai privo di protezione, soprattutto se l’attaccante ha un 桂 (l’unica difesa contro il suo scacco, infatti, è spostare il 玉).

Personalmente, ho preso molti matti in questo modo, giocando contro giocatori più forti, ma succede anche in partite di altissimo livello.

Di seguito possiamo ammirare due esempi recentissimi, tratti dal match per il 72º titolo Osho tra il giovane fenomeno Sota Fuji (20 anni), detentore del titolo e di altri quattro titoli “maggiori”, e lo sfidante Yoshiharu Habu (52 anni), vera e propria leggenda dello shogi, in cerca del suo 100º titolo. Per la cronaca, il match è stato vinto da Fuji con il punteggio di 4-2 (il match era al meglio delle 7 partite).

I due prossimi esempi illustrano proprio le fasi finali delle ultime due partite, entrambe vinte da Fuji.

Questa è la posizione raggiunta dopo la 96ª mossa della 5ª partita.

Qui Fuji ha giocato 97. ☗ 銀x42+ 98. ☖ 金x42 99. ☗ 竜x42 100. ☖ 玉x42, privando il 玉 bianco di ogni difesa, e dopo 101. ☗ 桂*54 Habu ha abbandonato in vista del matto. Un possibile seguito: 102. ☖ 玉-33 103. ☗ 角*51 104. ☖ 玉-22 105. ☗ 金*32 106. ☖ 玉x32 107. ☗ 角-42+ 108. ☖ 玉-22 109. ☗ 金*32 110. ☖ 玉-12 111. ☗ 銀*21 matto.


Questa, invece, è la posizione raggiunta dopo la 81ª mossa della 6ª partita, nella quale Fuji aveva il bianco.

Fuji anche questa volta ha liquidato tutto, sfruttando la forza del 桂45: 82. ☖ 角x38+ 83. ☗ 玉x38 84. ☖ 銀*47 85. ☗ 飛x47 86. ☖ 銀x47+ 87. ☗ 玉x47 e dopo 88. ☖ 飛*57 Habu ha abbandonato perché non può evitare il matto (ad es., 89. ☗ 玉-36 90. ☖ 飛-34 91. ☗ 歩*35 92. ☖ 桂-37+ 93. ☗ 桂x37 94. ☖ 飛x35 95. ☗ 玉x35 96. ☖ 飛x37+ 97. ☗ 玉-45 98. ☖ 金-54 99. ☗ 玉-56 100. ☖ 金*55 matto).

Sicuramente, una tecnica da tenere a mente, anche se non è facile giocare in questo modo, senza l’intuito e la formidabile capacità di analisi dei professionisti.