La nostra shogista Francesca ci regala una pagina quasi diaristica sulla sua esperienza dello shogi e, tra introspezione e sano realismo, ci offre quattro importanti consigli su come meglio iniziare a giocare a shogi. Leggiamoli insieme.


Quando ho cominciato a giocare a Shogi avevo un pensiero ricorrente nella testa: “non è un gioco per me, non è un gioco per me”. Come può lo Shogi essere un gioco adatto a una persona con poca velocità di pensiero, sensibile, con zero nozioni di strategia e una mente costantemente tra le nuvole? Se anche voi avete avuto questo dubbio giocando o per lo stesso motivo avete paura anche solo a provare allora questo articolo vi può aiutare, perché ho provato le medesime sensazioni e dubbi, lasciando che fossero le voci del passato a dirmi che non potevo apprendere un gioco tanto complesso. Scrivo questo per desiderio personale, perché mi piacerebbe che sempre più persone si avvicinassero ai giochi di strategia senza il timore di “non essere abbastanza”. Non è molto che gioco, ma ho riflettuto a lungo su cosa lo Shogi mi stia insegnando e sulle sue potenzialità come terapia a fronte dell’ansia da prestazione.

Per questo motivo mi ci sono approcciata con l’intento di mettermi alla prova, sfidando quella parte di me che ha perso fiducia davanti a tanti “NO”. Non voglio mettere paura a nessuno, lo Shogi di per sé ha regole semplici, ma il mondo che si dispiega dietro queste è vasto e bisogna addentrarcisi con spirito. Ecco perché vi lascio quattro regole che mi hanno aiutata a prendere il gioco nel modo giusto al di là delle insicurezze personali. Parlerò prevalentemente di Shogi, ma questi punti si adattano a qualsiasi tipo di gioco di strategia. Iniziamo!

1. Gioca facendoti male

Partiamo dal presupposto che lo Shogi è un gioco e come tale per riuscire ad essere padroneggiato ha bisogno di essere giocato. Sembra strano specificarlo, ma la frustrazione di perdere spesso allontana dalla più basilare delle regole, ovvero che niente può essere imparato senza prima aver sbagliato.

Non c’è nulla di cui vergognarsi: io stessa mi sono data dell’incapace al primo torneo. Nove sconfitte su nove, un bagno di sangue che mi è rimasto nella testa per giorni. Però sapete cos’è successo dopo tutte quelle sconfitte? Quando mi sono decisa a riprendere in mano la shogiban la mia vista si era come acuita.

La vista di un principiante è limitata dall’inesperienza e non favorisce la lettura del gioco. All’inizio sembra di brancolare nel buio, con le mani che tastano a caso le pedine e l’area della scacchiera intimorite da quello che può succedere. La luce arriva poco a poco, ogni volta che l’avversario cattura un pezzo importante, ogni volta che la difesa cede, ogni volta che il re cade. Tutte le volte che si commettono degli sbagli la mente viene illuminata da nuove possibilità e con lei anche il gioco assume una forma sempre più chiara. Sbagliare serve a questo (nello Shogi come a Monopoli).

2. Non ti corre dietro nessuno

Foto di S. Lysenka, Minsk, Bielorussia

Siamo naturalmente propensi a misurarci con i fenomeni, ossessionati dai livelli, dai punteggi e dai podi, ci piace arrivare primi e cosa più importate ci entusiasma farlo nel minor tempo possibile.

Tirate un bel respiro… la realtà è diversa.

Come abbiamo detto perdere mina l’entusiasmo, perché semplicemente a nessuno piace perdere. Ma ciò che rende il gioco pulito, preciso e corretto è proprio il tempo impiegato a curarlo.

Lo Shogi ha bisogno di tempo e studio, non è un gioco semplice e bruciare le tappe spingendo sull’acceleratore non facilita la sua comprensione.

È vero che ci sono persone portate ad apprendere con più facilità, ma niente aiuta come l’esperienza e l’esercizio costante.

A questo proposito in una sua intervista la shogista Madoka Kitao suggerisce ai principianti di dare precedenza agli Tsume, esercizi preposti a riconoscere i pattern per la vittoria e le particolarità dei pezzi.

Il punto è: voi la scalereste una montagna senza l’attrezzatura per l’arrampicata?

Nessuno ci chiede di diventare campioni di Shogi quando sediamo per la prima volta davanti a una shogiban, quindi è giusto prendersi il tempo per assimilare le pedine, i loro movimenti, le promozioni e tutto quello che il gioco richiede e se per questo ci occorre un minuto, un’ora o un giorno in più, poco male, il sole domani sorgerà lo stesso.

3. Puoi imparare tanto su te stesso

Foto di S. Lysenka, Minsk, Bielorussia

Lo Shogi può aiutare molto nella comprensione di se stessi (così come altri giochi).

Il mio gioco ad esempio rifletteva, e riflette ancora in molti casi, timidezza, paura di sbagliare, nonché timore della competizione. Giocavo a freni tirati facendo passi millimetrici, costruendo muri invalicabili non lasciando spiragli aperti per l’avversario, ma neanche per i miei pezzi che alla fine risultavano bloccati. Al contrario alcuni cominciano a giocare puntando tutto sull’attacco dimostrando di avere un’indole più espansiva e leggera, lasciando però che il loro campo prenda la forma di uno scolapasta.

Lo Shogi è un gioco di scambi, non è possibile fare una partita senza perdere nemmeno un pedone, come non è possibile sperare di vincere solo con l’ausilio di pezzi potenti come la torre.

Questo concetto può aiutare ad autodisciplinarsi accettando per esempio la perdita di un pezzo a favore di un disegno strategico più ampio o riuscendo a capire come la rimessa in gioco di un pedone a volte fa più danni di un alfiere promosso.

Si tratta di accedere alla forma del gioco che più si avvicina alla nostra natura, in questo modo si può arrivare a misurare sé stessi cercando di aggiustare il tiro su ciò che si vuole cambiare, o affinare qualità che invece risultano d’aiuto.

Per concludere un piccolo consiglio pratico che ho trovato particolarmente efficace…

4. Giocate insieme a qualcuno

Foto di S. Lysenka, Minsk, Bielorussia

Anche questa affermazione può risultare sciocca, ma in questo periodo si tende ad affidarci molto a internet e di conseguenza si inizia a giocare contro i computer. Le piattaforme online dove è possibile giocare a Shogi sono molte e valide sia per principianti che per esperti. Ma per chi soffre di ansia avere costantemente sott’occhio il proprio punteggio e quello degli altri può risultare motivo di disagio. Per questo approcciarsi al gioco coinvolgendo un amico o chiedere se ci sono Shogisti nella propria zona tramite i gruppi AIS incontrandosi per una partita, aiuta a non allontanarsi dal gioco e a mantenere l’entusiasmo necessario per continuare a praticarlo.

Forse lo Shogi mi riserverà altri spunti su come combattere l’ansia e la paura, da poter condividere con voi. Per adesso spero di esservi stata utile!

Credits: la Redazione ringrazia Sergei Lysenka per aver concesso il permesso di utilizzare le foto presenti in questo articolo.